domenica 9 aprile 2017

L'errore ai tempi del web.



Si sta diffondendo a macchia d'olio (sarebbe forse più adeguato dire di vino, ma tant'è) il fattaccio della brochure pugliese proposta alla fiera di settore tedesca ProWein, riportante delle immagini di paesaggi cileni e californiani, invece che pugliesi.
Poco importa a chi scrive di chi sia la colpa; focalizzerei più l'attenzione sulla mancata importanza data al fattore più rilevante della questione: il paesaggio culturale.
Seguo da anni questo ambito, che si intreccia con arte, cultura, storia, tradizioni, pertanto ho avuto modo di approfondirlo.
Il paesaggio pugliese, in linea di massima, è abbastanza noto, nelle sue infinite variabili, al pubblico di potenziali visitatori e turisti: il paesaggio vitivinicolo pugliese è forse ancor più variegato.
Ogni territorio ha le sue peculiarità, che influenzano la coltivazione della vigna, la sua disposizione, ed il risultato è differente a seconda delle macroaree, a volte anche micro.


Inoltre il paesaggio culturale è così definito in quanto porta i segni del lavoro dell'uomo, che nei secoli ha impiantato, potato, vendemmiato, in determinati modi, e poi ha reimpiantato ed ha creato delle nuove configurazioni ambientali.
Pertanto quando parliamo di viticoltura pugliese stiamo parlando di qualcosa che fa parte della nostra storia, che ci caratterizza da sempre, nonostante per tanto tempo, troppo, non siamo stati capaci di crederci buoni vinificatori.
Vogliamo prolungare questa sensazione di incapacità anche con quel che diffondiamo nel mondo di noi? La domanda semmai è questa: la nostra identità vogliamo valorizzarla nel modo migliore? Sarà il caso quindi di fare altrettanta attenzione a quel che mandiamo in giro anche e soprattutto come "immagine ufficiale".
Perché se è vero che le aziende pugliesi si stanno dando parecchio da fare per svecchiare il concetto di vino e per proporre prodotti qualitativamente elevati, è anche vero che non c'è ancora la sufficiente attenzione alla valorizzazione del paesaggio culturale.
Ora, non si pretende che piccole aziende possano fare il lavoro fatto da Ceretto, per citare l'esempio più lampante, che del paesaggio vinicolo ha fatto arte, intrecciandolo con grandi interventi artistici ed architettonici; ma si potrebbe iniziare a lavorarci su.
Vorrei vedere a quel punto se un assessorato regionale potrebbe permettersi il lusso di non affidare a chi di competenza determinati incarichi.
Pertanto se questo errore servirà a tutto il comparto ad essere propositivi, potrei quasi dire che è stato un bene. Se tutto tornerà a tacere, beh, allora, non sarà servito a niente.
In alto i calici!

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