mercoledì 30 marzo 2016

L’incanto del Gavi a "La Raia": quando il paesaggio si fa arte.



Ho conosciuto Irene Crocco un paio d’anni fa quando, gentilissima, dopo la pubblicazione di un mio pezzo sul tema vino e arte, mi chiamò per ringraziarmi dell’attenzione posta nei riguardi dei progetti artistici delle aziende vinicole e della loro azienda in particolare. Pertanto quando lo scorso 6 novembre, in concomitanza con Artissima a Torino, c’è stato un evento negli spazi della cantina dell’Azienda Agricola Biodinamica La Raia, che dal 2013 ospita le iniziative dell’omonima Fondazione, dedicata alla ricerca su arte, cultura e territorio, ho colto al volo l’occasione di parteciparvi, accogliendo il suo invito a soggiornare presso la loro tenuta.
Sono stata accolta come fossi una di famiglia, soggiornando nell’appartamento solitamente occupato da uno dei figli di Giorgio Rossi Cairo, marito di Irene nonché illuminato imprenditore, proprietario dell’azienda agricola e presidente della Fondazione: dalla finestra della mia stanza si vedeva il lago, circondato da un tale rigoglio di colori autunnali e con un clima talmente mite per un novembre nel Gavi, da rendere l’atmosfera quasi irreale.


Il convegno stava quasi per iniziare, nei locali della cantina, attrezzati per l’occasione: i “giardinieri militanti del Terzo PaesaggioGilles Clément e COLOCO, ideatori questi ultimi del progetto biennale “Paesaggi in movimento”, promosso dalla Fondazione, con il coordinamento di Matilde Marzotto Caotorta, erano in procinto di accogliere i tanti visitatori ai quali illustrare i risultati della ricognizione, effettuata nel giugno precedente, sulle relazioni tra il paesaggio e la vita all’interno dell’azienda, luogo ricco di biodiversità in senso lato, trattandosi di azienda biodinamica che ospita una scuola steineriana e la Fondazione. 


 
In questo incontro brainstorming, Clément ha lanciato degli spunti, attraverso esempi concreti riferiti a differenti luoghi del pianeta, relativi alla responsabilità dell’artista nei confronti del territorio, che si può esplicitare secondo cinque punti di vista: ecologico, paesaggistico, politico, sociale e sulla grande sfida del futuro. Spunti questi che saranno successivamente sviluppati nei prossimi due step conclusivi del progetto.
Stimolare riflessioni sul paesaggio è in realtà l’obiettivo principale della Fondazione La Raia, nata dall’esperienza di agricoltura biodinamica dell’omonima azienda di Novi Ligure: artisti, filosofi, paesaggisti, fotografi e architetti sono invitati a vivere e sperimentare, nel cuore delle colline del Gavi, i vigneti, i campi e i boschi de La Raia, e offrire, attraverso interventi e opere d’arte, occasioni di nuova conoscenza e nuova identità. Ad oggi sono state realizzate tre opere permanenti di Remo Salvadori, una pubblicazione con Elio Franzini, una conferenza con Paolo D’Angelo e Adriana Veríssimo Serrão e un incontro con Francesco Jodice e Francesco Zanot. Inoltre la Cascina Merlassino. all’interno dell’azienda La Raia, ospita l’opera permanente dell’artista Koo Jeong A., dal titolo OUSSSER.



Di questo e molto altro ho avuto modo di chiacchierare in una piacevole ed informale cena seguita al convegno, alla quale hanno partecipato gli ospiti di stanza alla Cascina e nella villa: abbiamo così potuto degustare i vini prodotti in azienda, guidati anche dall’enologo che segue la produzione, che ce ne ha raccontato le peculiarità, non senza averci illustrato le modalità di coltivazione in biodinamico.
Il mattino dopo, un sabato incredibilmente soleggiato e tiepido, ho avuto la fortuna di fare una passeggiata nella tenuta in compagnia del maestro Remo Salvadori, il quale mi ha mostrato i due interventi da lui realizzati rispettivamente sulla facciata della villa padronale e nel giardino immediatamente adiacente ad essa. Mi ha infine illustrato il “Giardino del Sabato”, che ha realizzato due anni orsono all’interno della tenuta: un giardino tematico, quarto di una serie di sette giardini ispirati ciascuno ad un giorno della settimana e agli elementi che ad esso sono correlati. Una dimensione temporale che non include il concetto di fretta, che fa del tempo che scorre la sua matrice e la sua cifra, non solo stilistica. 





Dopo un pranzo conviviale ed un caffè sotto l’assolato patio, sono ripartita convinta che la frase di Vinicius De Moraes “la vita è l’arte dell’incontro”, citata dai vulcanici COLOCO al termine del convegno sia la cifra dell’intero progetto: con un buon bicchiere di vino, rigorosamente naturale, a far da collante agli incontri, il gioco è fatto! 



venerdì 25 marzo 2016

In Vino Verit-Ars

Paesaggio, storia, territorio: sono le radici su cui si “innestano” gli interventi artistici realizzati negli ultimi anni da aziende vinicole che si affermano peraltro come i principali innovatori nei processi produttivi.
Il vino è sempre più un prodotto culturale e la sua valorizzazione è uno strumento di promozione territoriale. Un processo che continua a crescere, complici alcuni fattori: una rinnovata sensibilità green delle aziende, che le spinge a diversificare in modalità ecosostenibili; ma anche un differente approccio alla produzione, al territorio e a chi lavora all’interno delle aziende medesime; infine Expo 2015, interamente focalizzato sull’alimentazione, intesa come nutrimento in tutte le sue sfaccettature, che ha influenzato la percezione del pubblico, anche nell’accezione plurale di “pubblici”.
Le aziende vinicole solitamente intraprendono un percorso artistico purché questo abbia alcune caratteristiche: continuità progettuale nel tempo; contaminazione tra vari ambiti artistici; sostenibilità. Non si tratta più di operare solo mecenatismo in senso stretto ma di puntare alla costruzione di un sistema di relazioni tra azienda, suoi operatori, pubblico/fruitori, attraverso la mediazione artistica. Relazioni che passano anche attraverso un medium ancora più immediato in quanto ad impatto visivo: è il caso delle “cantine d’autore”, interventi spesso a grande scala che sono già in grado di mobilitare l’attenzione di enoturisti culturali.
I “nostri” tenutari si potrebbero dividere tra
pionieri (che hanno intrapreso questo percorso fin dagli anni ’80 del secolo scorso) collezionisti, mecenati, paesaggisti (la cui direzione progettuale è quella della sostenibilità e dell’interazione arte-natura).
In un momento in cui il riconoscimento Unesco va ai vigneti delle Langhe e del Monferrato e alla vite ad alberello di Pantelleria, il paesaggio culturale diventa sempre più il cardine, non solo della promozione territoriale, ma anche della riflessione artistica sulle modalità di interazione uomo-natura, al fine di trovare una strada che consenta ad entrambi di nutrirsi reciprocamente.
Di questo ci occuperemo su questa piattaforma virtuale: andremo a trovare gli ideatori (spesso si tratta di ideatrici) di questi progetti, li intervisteremo, approfondiremo le loro attività, con un occhio di riguardo a quello delle aziende che rappresentano. Cercheremo di tenerci aggiornati su tutte le novità del settore e di dare un riscontro più rapido possibile sulle nostre news.
Ma se dovesse capitare di farci invaghire da qualche progetto che affronta tematiche collaterali, come ad esempio quelle del “food&art”, non ci faremo sfuggire l’occasione per parlarne.
Buona lettura.