Ho conosciuto Irene
Crocco un paio d’anni fa quando, gentilissima, dopo la pubblicazione di un mio pezzo sul tema vino e arte,
mi chiamò per ringraziarmi dell’attenzione posta nei riguardi dei progetti
artistici delle aziende vinicole e della loro azienda in particolare. Pertanto
quando lo scorso 6 novembre, in concomitanza con Artissima a Torino, c’è stato
un evento negli spazi della cantina dell’Azienda Agricola Biodinamica La Raia, che dal 2013
ospita le iniziative dell’omonima Fondazione, dedicata alla
ricerca su arte, cultura e territorio, ho colto al volo l’occasione di
parteciparvi, accogliendo il suo invito a soggiornare presso la loro tenuta.
Sono
stata accolta come fossi una di famiglia, soggiornando nell’appartamento
solitamente occupato da uno dei figli di Giorgio Rossi Cairo, marito di Irene
nonché illuminato imprenditore, proprietario dell’azienda agricola e presidente
della Fondazione: dalla finestra della mia stanza si vedeva il lago, circondato
da un tale rigoglio di colori autunnali e con un clima talmente mite per un
novembre nel Gavi, da rendere l’atmosfera quasi irreale.
Il
convegno stava quasi per iniziare, nei locali della cantina, attrezzati per l’occasione:
i “giardinieri militanti del Terzo Paesaggio”
Gilles
Clément e COLOCO, ideatori questi
ultimi del progetto biennale “Paesaggi in movimento”, promosso
dalla Fondazione, con il coordinamento di Matilde Marzotto Caotorta, erano
in procinto di accogliere i tanti visitatori ai quali illustrare i risultati
della ricognizione, effettuata nel giugno precedente,
sulle relazioni tra il paesaggio e la vita all’interno dell’azienda, luogo
ricco di biodiversità in senso lato, trattandosi di azienda biodinamica che
ospita una scuola steineriana e la Fondazione.
In questo incontro brainstorming,
Clément ha lanciato degli spunti, attraverso esempi concreti riferiti a
differenti luoghi del pianeta, relativi alla responsabilità dell’artista nei confronti del territorio,
che si può esplicitare secondo cinque punti di vista: ecologico, paesaggistico, politico, sociale e sulla grande sfida
del futuro. Spunti
questi che saranno successivamente sviluppati nei prossimi due step conclusivi
del progetto.
Stimolare riflessioni
sul paesaggio è in realtà l’obiettivo principale della Fondazione La Raia, nata
dall’esperienza di agricoltura biodinamica dell’omonima azienda di Novi Ligure:
artisti, filosofi, paesaggisti, fotografi e architetti sono invitati a vivere e
sperimentare, nel cuore delle colline del Gavi, i vigneti, i campi e i boschi
de La Raia, e offrire, attraverso interventi e opere d’arte, occasioni di nuova
conoscenza e nuova identità. Ad oggi sono state realizzate tre opere permanenti
di Remo Salvadori, una pubblicazione con Elio Franzini, una conferenza con
Paolo D’Angelo e Adriana Veríssimo Serrão e un incontro con Francesco Jodice e
Francesco Zanot. Inoltre la Cascina Merlassino. all’interno dell’azienda La
Raia, ospita l’opera permanente dell’artista Koo Jeong A., dal titolo OUSSSER.
Di questo e molto altro ho avuto modo di
chiacchierare in una piacevole ed informale cena seguita al convegno, alla
quale hanno partecipato gli ospiti di stanza alla Cascina e nella villa:
abbiamo così potuto degustare i vini prodotti in azienda, guidati anche dall’enologo
che segue la produzione, che ce ne ha raccontato le peculiarità, non senza
averci illustrato le modalità di coltivazione in biodinamico.
Il
mattino dopo, un sabato incredibilmente soleggiato e tiepido, ho avuto la
fortuna di fare una passeggiata nella tenuta in compagnia del maestro Remo
Salvadori, il quale mi ha mostrato i due interventi da lui realizzati
rispettivamente sulla facciata della villa padronale e nel giardino
immediatamente adiacente ad essa. Mi ha infine illustrato il “Giardino del
Sabato”, che ha realizzato due anni orsono all’interno della tenuta: un
giardino tematico, quarto di una serie di sette giardini ispirati ciascuno ad
un giorno della settimana e agli elementi che ad esso sono correlati. Una
dimensione temporale che non include il concetto di fretta, che fa del tempo
che scorre la sua matrice e la sua cifra, non solo stilistica.
Dopo
un pranzo conviviale ed un caffè sotto l’assolato patio, sono ripartita
convinta che la frase di Vinicius De Moraes “la vita
è l’arte dell’incontro”, citata dai vulcanici COLOCO al termine del
convegno sia la cifra dell’intero progetto: con un buon bicchiere di vino, rigorosamente
naturale, a far da collante agli incontri, il gioco è fatto!
Nessun commento:
Posta un commento