martedì 25 aprile 2017

Il Premio Gavi e "La Buona Italia".


Promosso dal Consorzio Tutela del Gavi, il Premio Gavi LA BUONA ITALIA è giunto alla sua terza edizione. 
Quest’anno – patrocinato tra gli altri da MIBACT, MIPAAF, Confindustria Federturismo, Civita, Federculture e Touring Club Italiano - premia le realtà del settore agroalimentare (Istituzioni, Aziende, Consorzi, Persone, Territori e Operatori Turistici) che più efficacemente integrano Arte e Cultura con un’attività di accoglienza e di valorizzazione turistica del Territorio. 
Insieme al Dipartimento di Economia dell’Università dell’Insubria, il Laboratorio Gavi inoltre sta realizzando il Rapporto  (WINE+FOOD+ARTS) x TOURISM = LA BUONA ITALIA.

Grande attesa quindi per conoscere il Progetto vincitore, che la Giuria sta scegliendo tra i 20 in Short list, e per conoscere i risultati del Rapporto: entrambi verranno svelati al Forte di Gavi, il 19 maggio.
Per una nota di campanilismo, facciamo notare che nella shortlist, divisa in tre sezioni (Aziende vinicole e agricole, Consorzi ed organizzazioni, Musei del cibo e del vino), figurano anche due realtà pugliesi: la Cantina Produttori Primitivo di Manduria, che ospita il Museo della Civiltà del Vino primitivo (esperienza che ho già raccontato in un altro blog al seguente link) e l'Associazione Strada dei Vini DOC Castel del Monte in qualità di sponsor del 3° Concorso internazionale di CantoLirico "Federico II" ad Andria.
Presenti in shortlist alcuni progetti di cui vi abbiamo già raccontato qui, come La Raia che con la sua Fondazione omonima realizza iniziative di valorizzazione del paesaggio e installazioni artistiche, e che ha appena inaugurato una locanda per completare l'offerta turistico-culturale.
E ancora Planeta, col suo VIS7 Viaggio in Sicilia, di cui abbiamo già parlato su questo blog.
Rimaniamo in attesa del verdetto, con relativi aggiornamenti: in bocca al lupo ai partecipanti!

mercoledì 19 aprile 2017

L'arte di dipingere col vino.



Intinge il pennello nel vino al posto dei colori tradizionali: così dipinge Arianna Greco, da qualche anno alle prese con questa forma d'arte definita "Arte Enoica", che consente di realizzare dipinti che prendono vita propria, trasformandosi con l'invecchiare della materia prima. 
Grazie a questa sua peculiarità, l'artista ha avuto la possibilità di divulgare la conoscenza del vino pugliese in manifestazioni di rilevanza internazionale, di realizzare live svariati lavori durante importanti eventi, e addirittura di vedere realizzato un documentario dedicato, “Vino su Tela. L’Arte Enoica di Arianna Greco”, regia di A. Correra presentato in Italia e a Praga lo scorso anno e a breve disponibile online.
Reduce da un intervento durante una serata dedicata all'arte del ricevere, organizzata da Confindustria Bari e presentata da Bruno Vespa, alla presenza di autorità del settore enoico, come Riccardo Cotarella, la nostra è in procinto di partire per Miami al seguito dell'Associazione Puglia in Rosé.





Ma, immediatamente prima, il 21 aprile, vedrà inaugurarsi una sua personale a Cavallino (LE), nei locali di DueffeMoto: “¡Átame!”, questo il titolo dell'esposizione, sarà accompagnata dai vini dell’Azienda Apollonio, sempre attenta all'arte in tutte le sue forme.
C'è tempo fino al 7 maggio per visitarla.

domenica 9 aprile 2017

L'errore ai tempi del web.



Si sta diffondendo a macchia d'olio (sarebbe forse più adeguato dire di vino, ma tant'è) il fattaccio della brochure pugliese proposta alla fiera di settore tedesca ProWein, riportante delle immagini di paesaggi cileni e californiani, invece che pugliesi.
Poco importa a chi scrive di chi sia la colpa; focalizzerei più l'attenzione sulla mancata importanza data al fattore più rilevante della questione: il paesaggio culturale.
Seguo da anni questo ambito, che si intreccia con arte, cultura, storia, tradizioni, pertanto ho avuto modo di approfondirlo.
Il paesaggio pugliese, in linea di massima, è abbastanza noto, nelle sue infinite variabili, al pubblico di potenziali visitatori e turisti: il paesaggio vitivinicolo pugliese è forse ancor più variegato.
Ogni territorio ha le sue peculiarità, che influenzano la coltivazione della vigna, la sua disposizione, ed il risultato è differente a seconda delle macroaree, a volte anche micro.


Inoltre il paesaggio culturale è così definito in quanto porta i segni del lavoro dell'uomo, che nei secoli ha impiantato, potato, vendemmiato, in determinati modi, e poi ha reimpiantato ed ha creato delle nuove configurazioni ambientali.
Pertanto quando parliamo di viticoltura pugliese stiamo parlando di qualcosa che fa parte della nostra storia, che ci caratterizza da sempre, nonostante per tanto tempo, troppo, non siamo stati capaci di crederci buoni vinificatori.
Vogliamo prolungare questa sensazione di incapacità anche con quel che diffondiamo nel mondo di noi? La domanda semmai è questa: la nostra identità vogliamo valorizzarla nel modo migliore? Sarà il caso quindi di fare altrettanta attenzione a quel che mandiamo in giro anche e soprattutto come "immagine ufficiale".
Perché se è vero che le aziende pugliesi si stanno dando parecchio da fare per svecchiare il concetto di vino e per proporre prodotti qualitativamente elevati, è anche vero che non c'è ancora la sufficiente attenzione alla valorizzazione del paesaggio culturale.
Ora, non si pretende che piccole aziende possano fare il lavoro fatto da Ceretto, per citare l'esempio più lampante, che del paesaggio vinicolo ha fatto arte, intrecciandolo con grandi interventi artistici ed architettonici; ma si potrebbe iniziare a lavorarci su.
Vorrei vedere a quel punto se un assessorato regionale potrebbe permettersi il lusso di non affidare a chi di competenza determinati incarichi.
Pertanto se questo errore servirà a tutto il comparto ad essere propositivi, potrei quasi dire che è stato un bene. Se tutto tornerà a tacere, beh, allora, non sarà servito a niente.
In alto i calici!